Erano cinquanta legni con sopra mille dugento cavalieri, l’armata, preso terra nella spiaggia di Roccella, che diceasi allora Siniscalco, sbarcatovi la gente addì 6 maggio nel 1338, fe’ ritorno in Napoli per levarne altri soldati e le macchine e i viveri necessarii all’esercito. Vennero presto i nemici padroni di Collesano e Gratteri per le dipendenze che aveavi il Ventimiglia. Indi la terra e il castello di Brucato loro s’arrese: Ivi afforzatisi e ricevuto il nuovo soccorso da Napoli, addì 19 giugno strinsero d’assedio Termini. Grande fu la resistenza de’ terminesi, grande la violenza dell’attacco; intantochè, distrutte dalla violenza de’ sassi che si scagliavano dagli assalitori quasi tutte le case della città, i cittadini erano obbligati a dormire alla aperta campagna: ma pure si difendevano con gran cuore. Finalmente addì 22 agosto, vinti dalla mancanza d’acqua, convennero col nemico che se ivi a quattro giorni non avessero ricevuto soccorso da re Pietro, avrebbero data la terra. Il giorno 25 in effetto la città fu resa, i cittadini ne furono trasportati dai nemici stessi in Palermo, il castello si tenne pel re Pietro. La circostanza d’essersi la città resa per mancanza di acqua deve farci credere che in quell’assedio ebbe ad essere dagli assalitori demolito l’acquidotto Cornelio, che da Brucato ov’essi stanziavano, menava quella copiosissima sorgente in città, ed era una delle più belle opere dei romani in Sicilia; chè se prima fosse stato demolito, la città non avrebbe potuto reggere a due mesi d’assedio.
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