Al loro avvicinarsi, i napolitani, cui non era venuto fatto d’avere il castello, lasciatone l’assedio, corsero alla spiaggia per rimbarcarsi; ma soprappresi da don Orlando d’Aragona fratello naturale del re, dal conte Raimondo Peralta e da Francesco Valguarnera, molti ne perirono e gli altri fuggirono, lasciando sul lido tende munizioni, e quanto aveano. Accorsi in ajuto di loro coloro ch’eran di guarnigione a Brucato, ne seguì aspra battaglia; nella quale i napolitani ebbero la peggio e tornarono a chiudersi in quel castello. Ivi a pochi giorni il conte di Modica Giovanni Chiaramonte e Pietro Lanza ripresero prima Gratteri, ove perdè la vita il Lanza, poi Collesano e finalmente anche Brucato.
VI. - Mentre eran le forze di re Pietro occupate in questi assedii, giunsero in Messina il patriarca di Costantinopoli ed il vescovo di Besanzone, spediti da papa Benedetto XII a trattar la pace fra’ due re; ma come entrarono nel porto di Messina sopra tre galee, che portavano la bandiera napolitana, i messinesi non vollero riceverli. Essi dichiararono che sarebbero iti in Terracina ad aspettarvi i messi de re. Questi vi spedì Berengario Sordo catalano e il notaro Bartolomeo Nisi da Palermo per iscusarsi del non essere stati ricevuti i messi pontificii; ma il tempo lunga pezza contrario vietò che gli ambasciatori del re potessero giungere in Terracina il giorno posto. I messi del papa partironsi. La Sicilia fu sottoposta all’interdetto.
Intanto re Roberto avea assediato il castello di Lipari.
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