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      Vi mandò re Pietro un soccorso di navi e di gente, ma l’une e le altre erano a gran pezza inferiori in numero alle nemiche: pure i Siciliani animosi le attaccarono, ma circondati da tutte le parti, l’armata loro cadde tutta in potere del nemico: il grand’ammiraglio Giovanni Chiaramonte conte di Modica, don Orlando d’Aragona, tutti i nobili Siciliani ch’erano su quei legni, furon fatti prigionieri. Solo sette galee, mentre erano trasportate in Napoli, col favore d’una tempesta poterono fuggire e salvarsi in Sardegna. Il re nel dar conto di tale disgrazia ai comuni dl Sicilia procurò di scusare l’imprudenza di coloro che avventurarono la battaglia ed ivi a pochi giorni ricattò il conte di Modica.
      VII. - Non minori calamità travagliavano lo interno del regno. La plebe palermitana nel dicembre del 1339, levatasi in capo per la carestia del frumento, si die’ a saccheggiare i magazzini e le case de’ ricchi mercanti. Il re in quel momento avvicinavasi alla città, le persone incaricate di provvedere all’alloggio della corte cominciarono a chiedere secondo il costume ai cittadini letti e quant’altro era del caso. Ciò fece crescere il tumulto. Giunto il re in città, venne a capo di sedare il subuglio e punirne i capi. Ma Aligerio di Aligerio pretore di Palermo, i giurati ed i giudici della città ottennero che i palermitani andassero esenti dal dritto di posata.
      Non meno agitata era la corte. Erano collegati Matteo Palici conte di Noara, Damiano suo fratello gran cancelliere del regno, Scaloro degli Uberti conte d’Asaro protonotaro e Francesco Palici loro nipoti, i quali resi affatto padroni dell’animo del re, non altro erano intesi che ad arricchirsi delle spoglie altrui, accagionando i più distinti baroni di essere stati in lega col conte di Geraci, per farli dichiarare rubelli e farsi dal re concedere i loro feudi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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