Il popolo, cui increscea il dispotismo de’ Palici ed a malincuore vedea una guerra fraterna da loro suscitata, che era per iscoppiare, ne fu oltremodo lieto. I Palici corsero a nascondersi in un palazzo, che diceasi allora lu palazzu di li scavi: ma il popolo, levatosi in armi, volea in tutti i conti metterli a morte. Assalito quel palazzo, ne sfondò le porte, e sarebbe venuto a capo del reo disegno, se il re a preghiere della regina, che li proteggea, e dello stesso duca, non avesse interposta la sua autorità per salvar loro la vita a patto che sgombrassero il paese. Su di una nave genovese si furon partiti. Il re pubblicò il loro bando e ne confiscò i beni. La carica di gran cancelliere, che avea Damiano, fu data al conte Raimondo Peralta. Tommaso Turtureto fu fatto gran protonotaro invece del conte d’Asaro.
Respiravasi appena in Sicilia per esserne stati cacciati costoro, quando una numerosa armata napolitana venne ad invadere il regno; e sbarcò da mille cavalli e gran numero di pedoni presso Milazzo nel giugno del 1341, e tosto la città fu per essi cinta di bastioni e dì mura, per obbligarla alla resa, e difendervisi da qualunque aggressione de’ Siciliani. Capo di quella spedizione era Federigo d’Antiochia. Avutone avviso il duca Giovanni, raccolte grandi forze nel dicembre di quell’anno, accostossi alla piazza per soccorrerla; ma trovò gli assalitori così ben fortificati, che per le dirotte piogge il suo esercito non potè durar nell’assedio, onde gli fu forza ritrarsi. Nè miglior prova fece nel marzo seguente lo stesso re; intantochè la città ed il castello, disperando d’ogni soccorso, finalmente nel settembre di quell’anno s’arresero.
| |
Palici Palici Damiano Raimondo Peralta Turtureto Asaro Sicilia Milazzo Siciliani Federigo Antiochia Giovanni
|