In quell’assedio fu morto Federigo d’Antiochia, il cui cadavere, per essere egli congiunto del re, ebbe onorevol sepoltura.
CAPITOLO XXXVII.
I. Morte di Pietro II e reggenza del duca d’Atene. Tumulto in Messina. Principii di pace. - II. Morte del duca d’Atene, ritorno dei Palici, che si adoprano contro Blasco di Alagona. Guerra rotta. - III. Fazione dei Latini e dei Catalani. Guerra intestina. - IV. Pace delle due fazioni non durevole. - V. Si ritorna alla guerra. - VI. Nuova pace senza fondamento. - VII. Fatti d’armi dei due partiti. - VIII. Trattato cogli Angioini.
I. - Ma più gravi sciagure soprastavano alla Sicilia. Nell’agosto di quell’anno era venuta a morte la virtuosa regina Eleonora madre del re, e fu sepolta una col marito nel duomo di Catania. L’anno appresso il re stesso finì i giorni suoi in Calascibetta. Il suo cadavere trasportato in Palermo fu tumulato in quel duomo. Lasciò egli, oltre le femine, tre figliuoli, Ludovico, Giovanni, Federigo. Prima di morire dispose del regno in favor di Ludovico allora di presso a cinque anni, e lasciò il duca d’Atene suo fratello vicario generale del regno e bailo del re minore, il quale nel settembre di quell’anno fu solennemente coronato in Palermo.
Avea il duca Giovanni tutte le grandi abilità del padre, e certo era tale da restituire la pace e l’interna forza del regno: ma era scritto negli eterni decreti, che al regno gloriosissimo di Federigo dovesse succedere un seguito non interrotto di calamità. Era il duca in Siracusa nello ottobre del 1342, ove fu lievemente ammalato.
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