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      Dall’altra parte la regina rinunziava per se e suoi successori a qualunque diritto sulla Sicilia e le isole aggiacenti; promettea di far opera presso la romana corte, perchè fosse levato l’interdetto della Sicilia; contentavasi che per lo debito arretrato del censo sudetto il re pagasse nove mila once, metà tostochè sarebbe ratificato il trattato dal papa, e metà l’anno appresso. E finalmente sì convenne che quel trattato dovea aver vigore dopo d’essere stato approvato dal papa; ed intanto si conchiuse una tregua sino all’imminente giorno di S. Giovanni Battista. Il re die’ conto di quella pace a tutti i comuni di Sicilia (536).
      II. - La sospensione d’armi ebbe luogo, ma il trattato restò sospeso per esser il duca d’Atene morto nell’aprile del 1348 per la peste che s’introdusse in Sicilia e fece strage in molte città e particolarmente in Messina, e pe’ gravissimi disturbi che quindi ebbero luogo.
      Venuto a morte il duca, di consenso di tutti i baroni, per opera principalmente del conte Blasco Alagona, il quale perchè gran giustiziere era rimasto vicario del re, fu l’infante Federigo figliuolo di quello investito dal re in Messina del ducato d’Atene e di Neopatria, del marchesato di Randazzo e di tutti gli stati già posseduti dal padre. Tutto allora parea lieto e tranquillo: ma la tempesta scoppiò all’arrivo in Sicilia del conte Matteo Palici (Damiano era morto) e degli altri fuorusciti, chiamati secretamente dalla regina vedova di Pisa ov’eransi ritratti. E ben trovarono eglino tutti i materiali pronti per una conflagrazione universale.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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