Ne seguì sanguinosissima battaglia. Il numero la vinse. Il conte Peralta fu morto; il figliuolo del conte di Malta fu preso; il Valguarnera con pochi compagni si salvò colla fuga e corse verso la città per rientrarvi: ma non fu ammesso, che d’in sulle mura a lui gridavasi «Traditore! torna alla battaglia.» I regii, credendo aver disfatto tutto lo esercito nemico, corsero alla città sicuri di trovarla senza difesa, ma restaron sorpresi al vederne chiuse le porte e gremite di difensori le mura e le fortezze. Il gran giustiziere intanto venne fuori da un’altra porta colla più numerosa e scelta banda de’ suoi. I regii, comechè sorpresi del loro apparire e stanchi del primo attacco, si prepararono animosamente alla battaglia: ma la sorte non fu loro propizia, molti ne perirono al primo scontro, molti, che eransi dilungati credendo d’entrare i primi in Catania, nel volere tornare indietro al campo colti dai catalani fur volti in fuga. I Catalani avuto quel vantaggio, a lento passo e in buon ordine rientrarono in città.
Erasi sparsa voce in Catania d’esser morto in quella battaglia il conte Matteo Palici, di che fu la città tanto lieta che la sera fece gran luminaria: visto ciò i regii, per darsi anch’essi aria di vincitori, fuochi di gioja accesero nel campo loro. Ma eran novelle; l’attacco seguito avea fatto conoscere che potente in armi era la fazione catalana ed inespugnabile Catania; però i regii, lasciato ogni pensiere d’assedio, si diedero ad incendiare le biade già mature, talmentechè i catanesi a mal’istento poteron far la ricolta nei campi assai vicini alla città; di che grave danno sarebbe stato per averne quel popolo, se il gran giustiziere non avesse fatto una gran provvista di frumenti dell’antecedente anno.
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