Stando ivi il re, la badessa volle parlare al gran giustiziere. Unironsi nella spiaggia di Mascali, e molti discorsi tennero sullo stato del regno. Desiderava essa far seguire un abboccamento tra ’l re e ’l gran giustiziere: ne scrisse ai Chiaramonti per indurre il re a recarsi in Mascali. Risposero non opporsi a ciò, purchè ognuna delle due parti non avesse più che otto persone di seguito, e ’l colloquio fosse pubblico. Tanto audaci e diffidenti eran costoro, e tanto era avvilita la sovrana autorità. Il gran giustiziere rise a quella proposizione e fe’ ritorno in Catania, e ’l re in Messina.
In questo il conte di Cerami, unitosi a Corrado Spadafora, con gran seguito d’armati accostossi a Messina. Al loro apparire il popolo die’ alcun segno di mal talento: ma il conte Palici, facendo cavalcare il re per la città, venne a capo di sedare quel lieve subuglio. Il re mandò ordine al conte di Cerami di non molestar la città, essendo egli sempre pronto a render giustizia a qualunque dei suoi sudditi, perchè la pubblica pace non fosse turbata. Il conte, per mostrarsi obbediente, si trasse indietro presso a due miglia sulla fiumara detta di S. Filippo il piccolo. Ivi vennero ad unirsi a lui il conte Simone Chiaramonte, genero del conte Palici, il conte Francesco Palici, suo cognato, e la badessa. Varî messi cominciarono allora ad andare e venire dalla città al campo per trattare un accordo. Un di essi fu lo stesso Corrado Spadafora. Il conte Palici appostò in una via, per cui quello dovea passare nel far ritorno al campo, alcuni sgherri, per assalirlo ad un segno posto e metterlo a morte.
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