Ciò non però di manco venne fatto al re di trarre alla sua obbedienza molte delle città sottomesse ai Chiaramonti. Vistisi costoro a mal partito, chiamarono in loro ajuto le armi napolitane: e tanto aveano eglino resa loro soggetta la città di Palermo, che i palermitani stessi offrirono alla regina Giovanna ed al re Lodovico suo marito di render loro la città; e quelli vistasi così aperta la strada al riacquisto del regno, vi mandarono il gran siniscalco di quel re, il quale giunse in Palermo nell’aprile del 1354, ed in breve la gran parte di Sicilia che seguiva il partito de’ Chiaramonti, riconobbe il dominio di Napoli. Così la città di Palermo, che prima era stata ad alzar la voce e il pugnale contro gli Angioini, fu del pari la prima a richiamarli, a dar loro ricetto ed offrir loro il destro di rimettere in servitù la Sicilia: tanto le interne perturbazioni aveano spento lo spirito pubblico dei Siciliani e fatto perdere alla nazione quell’unanimità che ne’ regni precedenti avea fatto la sua forza e la sua gloria.
Spedì il re un suo ambasciadore in Napoli, per dolersi di quel re che in piena pace senza alcuna provocazione dalla parte sua avea invaso il regno. Gli rispose non avere re Ludovico di che dolersi, se la regina Giovanna ripigliava un regno a lei dovuto, di cui possedea già la maggior parte senza effusione di sangue. Avuta tale risposta, si diresse il re al suo congiunto re di Aragona, che allora era a guerreggiare in Sardegna, per aver soccorsi: ma quello rispose, che sarebbe venuto in suo ajuto dopo preso un forte castello, che stava assediando.
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