I Chiaramonti si preparono alla battaglia con divider l’esercito loro in due schiere. La prima di dugento cavalieri era comandata da Malatesta Toscano, da Giovanni di Settimo da Ragusa, da Matteo di Vaccaria e Matteo Gioeni profughi di Catania. La seconda di quattrocento cavalli era comandata dallo stesso Manfredi e dal conte Simone Chiaramonte. Anche lo Alagona dispose la gente sua in due schiere. Distingueansi nella prima di cencinquanta cavalli Bernardo Spadafora, Giovanni Landolina, Rugieri Tedesco e Guglielmo Spadafora, barone di Roccella, tutti prodi capitani. La seconda di dugentocinquanta cavalieri tenne sotto di se.
Al primo scontro un cavaliere della parte chiaramontana, arrestata la lancia, corse addosso a Bernardo Spadafora, e rottagli la gorgiera, lo trasse di sella: ma il ferro strisciò la cute e nol ferì. Un fratello di lui, vistone il cavallo errante, presolo per la briglia lo ricondusse a lui ed ajutollo a rimettersi in sella. Quello risalito a cavallo, ben si rifece del primo affronto, facendo mirabili prove. Ciò non di manco quella prima schiera era per essere rotta, quando don Artale si spinse colla seconda a rinfrescar la battaglia. Il suo valore die’ nuovo coraggio ai suoi. Grande fu la strage dei chiaramontani. Accorsero col resto dell’esercito i due Chiaramonti; ma, come eransi tenuti alquanto lontani, prima ch’e’ fossero giunti, la prima loro schiera era già messa in rotta. Trovossi allora la seconda schiera de’ chiaramontani a fronte di tutto l’esercito regio.
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