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      Il re volea contentarlo; ma fattone parola alla dama, essa, che forse era a giorno della pretensione del conte, si die’ a piangere dirottamente, dicendo che lo sposo la volea per farla morire. Ma mentr’essa tanto rammaricavasi, il conte soprappreso da grave infermità venne a morte in Messina.
      II. - Re Luigi intanto, raccolti in Messina mille cavalli ed altrettanti pedoni, li mandò ad assediar Catania. Danneggiate, cammin facendo, le campagne di Francavilla, Castiglione e Linguagrossa, presero d’assalto Aci, e qui si fermarono per prepararsi all’assedio di Catania. Parea giungere la estrema ora del regno di Federigo. Un re pupillo, il governo in mano di una donna; il regno, tranne Catania, Siracusa, Nicosia e poche altre città, già in potere del nemico; i baroni che difendeano il re poco concordi; il popolo di Catania già scuorato, male faceano presagire dell’esito della guerra.
      Quattro galee andavano e venivano da Messina alla spiaggia d’Aci per portar viveri, macchine e quanto abbisognava a’ nemici. Accadde che un di quei giorni vennero in Catania due galee ed un legno minore di pirati catalani, i quali s’offersero a servire il re. Don Artale di Alagona, saputo che il giorno stesso erano venute in Aci le quattro galee nemiche, fatto armare all’infretta due legni che erano in Catania, unitili alla piccola armata catalana, salitovi su, corse alla spiaggia di Aci. Vi giunse prima dell’aurora. Misero i suoi galeotti il grido «Aragona e SantAgata» e diedero addosso a’ legni nemici.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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