Invitato il re, disse al conte che lo precedesse, che ivi a poco lo avrebbe raggiunto. Partito il conte, salito a cavallo con tre soli domestici, si diresse a Mistretta: ma, ignaro com’era delle vie, venivasi aggirando per quelle montagne e que’ boschi, e sarebbe ricaduto nelle mani del conte, se un bifolco non gli avesse additata la via. Spronando allora, quanto potè, il cavallo, giunse in Mistretta. Non è a dire qual sia stato il cruccio del conte di Geraci, quando ebbe notizia della fuga del re; gli corse dietro per soprapprenderlo, ma saputo da coloro che gli vennero incontrati l’arrivo di lui in Mistretta, dolente e scornato fe’ ritorno in Cefalù. Il gran giustiziere avvisato dal re, venne a trovarlo e lo condusse in Mineo, e quindi vennero tutti in Catania. Ivi il re chiamò tutti i baroni del regno per esser presenti alle sue sposalizie. Tutti vi concorsero, tranne i Chiaramonti ed i Ventimiglia, i quali si preparavano alla guerra. Ciò non di manco le sposalizie ivi furono con gioja universale celebrate addì 15 aprile del 1361.
V. - Seguite le nozze, il conte Arrigo Rosso con buon nerbo di gente venne ad assediar Messina. Federigo Chiaramonte, che vi comandava, disse esser pronto a rendere la città, ma non volerla consegnare ad altri che al gran giustiziere; questi vi venne, ma, quando era per entrar nel porto, si vide respinto. In quella vece andò a saccheggiare le isole Eolie, che per la regina Giovanna si teneano.
Una pace in questo cominciossi a trattare tra il conte di Geraci, ed i Chiaramonti, e ’l re, la quale fu conchiusa.
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