Fa veramente pietà il vedere che la maestà regia era allora tanto avvilita che il re acchinavasi a far trattati di pace coi suoi sudditi ribelli; ed eran que’ baroni tanto superbi, che trovandosi eglino in Motta-Santa-Anastasia, mentre trattavasi la pace, dopo conchiusa, per venire a presentarsi al re in Catania, chiesero ostaggi e loro furon dati. Vi vennero ad uno ad uno; e mentre l’uno era in Catania, gli ostaggi restarono in potere dell’altro. Ciò dava altronde a vedere il loro manco di sincerità in quella pacificazione; e ’l fatto indi a poco lo mostrò.
Il re tenendo sincera la pace, volle recarsi in Palermo: ma giunto in Piazza, trovò che il conte di Geraci avea ostilmente occupato Castrogiovanni; per che venne a Caltanissetta. Ivi chiamò il conte di Geraci per giustificarsi dell’occupazione di Castrogiovanni, e i Chiaramonti col pretesto di volervi adunare il parlamento. Nè quello, nè questi obbedirono; onde il conte di Geraci fu dichiarato ribelle e tutti i beni suoi furono confiscati. Ambe le parti prepararonsi allora alla guerra. Il re mandò in Aragona per chieder soccorsi al cognato; chiamò il parlamento in Piazza, e la guerra vi fu decisa. Facean dall’altro lato preparativi il conte di Geraci e’ suoi; ma, venuto a morte in quell’anno 1362 Luigi re di Napoli, sul cui appoggio contavano, fu loro forza chieder pace secretamente al gran giustiziere. Come la messe era allora imminente una sospensione d’armi fu conchiusa, e poi addì 14 di ottobre del 1362 fu stabilita la pace.
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