Bonifazio IX succeduto ad Urbano, stizzito della dispensa chiesta a Clemente e del riconoscimento di lui, entrò nell’impegno di ribellar la Sicilia, e nulla lasciò intentato per venirne a capo: brevi incendiari scrisse alle principali città, animandole a pigliar le armi contro un principe scismatico e a non permettere che i barbari, fatti per esser dominati dagl’Italiani, li dominassero. Internunzî spedì, per predicar la rivolta. I vescovi ed il clero in generale lo ajutavano. Lettere scrisse del pari ai vicarî, ordinando loro di non prestare alcuno ajuto all’antipapa non solo, ma a’ famigliari, aderenti e fautori di lui, di qualunque autorità e grado ed ancorchè fossero investiti della regal dignità.
Questi maligni semi trovarono un terreno propizio per allignare. I grandi usi da un mezzo secolo a farsi beffe dell’autorità sovrana e delle leggi, temeano a ragione che un re, il quale veniva accompagnato da grandi forze e che maggiori potea trarne dall’Aragona, non mettesse freno alla loro licenza. Il presente pericolo fe’ tacere le fazioni. Nel giugno del 1391 una riunione de’ principali baroni ebbe luogo nella chiesa campestre di S. Pietro presso Castronovo. E comechè molti fra essi avessero privatamente offerti i loro servigi a Martino, pure in quella adunanza stanziarono di recedere da ogni privato impegno, ricevere bensì come regina Maria ma respingerne il marito e ’l suocero. E per venirne a capo cominciarono a trattare alleanza con Ladislao re di Puglia e col duca di Milano.
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