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      Dei quattro vicari, che avean preso il governo alla morte del re Federigo, restava solo il conte Peralta. Eran morti il Conte di Geraci Francesco Ventimiglia, cui era successo nella carica e negli stati Antonio suo primogenito: il grand’ammiraglio, in cui vece assunse il vicariato il conte di Modica Andrea Chiaramonte: e ’l gran giustiziere, ch’era stato rimpiazzato da un altro Artale Alagona, figliuolo di un suo fratello. A costoro erasi diretto il duca di Monblanco, spedendo in Sicilia Berengario Cruillas e Gerardo Queralto. I due messi, per levare ogni cagione di scrupolo e di timore dalla mente dei vicari e de’ Siciliani, prometteano in nome del re, che venuto egli in Sicilia, avrebbe riconosciuto papa Bonifazio. E come i baroni siciliani temeano, che in questa occasione fosse venuta in Sicilia una nuova mano d’Aragonesi a stanziarvi ed arricchirsi, promettea il duca, che stabilita l’autorità del figliuolo, avrebbe fatto ritorno in Aragona con tutti coloro che seco venivano. Tre dei vicari piegavansi, il solo conte Alagona ruppe ogni trattato. Ciò non di manco, fatto già ogni appresto, re Martino colla regina Maria sua sposa e il duca di Monblanco suo padre mosse dall’Aragona, menando seco un’armata di cento galee e proporzionate forze di terra, e nel marzo del 1392 prese terra a Trapani.
      II. - Le grandi forze che re Martino seco menava fecero andare in fumo tutti i proponimenti fatti dai baroni nell’adunanza di Castronovo, e tutti, tranne i quattro vicari, corsero a Trapani per fare ossequio al nuovo sovrano.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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