III. - La prima cura di Martino, venuto appena in possesso della capitale, fu quella di far legalmente il processo al conte di Modica; onde far conoscere alla nazione che l’autorità sovrana, le leggi, i magistrati, ridotti già a voto nome, ripigliavano il loro vigore. Il gran giustiziere e la gran corte compilarono il processo: e comechè fosse stato uno dei giudici un Salimbene Marchese, la cui famiglia avea sempre parteggiato pei Chiaramonti ed egli stesso era creatura di quel conte, fu egli condannato a perder la testa e i beni. La sentenza fu eseguita nel piano detto oggi della Marina, dirimpetto il palazzo del conte. Le vaste sue signorie vennero tutte in potere del re: la contea di Modica fu concessa a Bernardo Caprera: del suo palazzo, che allora diceasi l’osteri, una parte e forse la minore, è oggi destinata per la dogana e pe’ tribunali.
Punito il conte di Modica, volse il re l’animo e le forze a sottomettere il conte Artale Alagona, che dominava in tutto il val di Noto e in parte ancora del val Demone. Il duca di Monblanco, venuto fuori da Palermo coll’esercito, avvicinossi a Catania. L’Alagona, non tenendosi più sicuro in quella città, ritirossi nel castello d’Aci. I Catanesi acclamarono il re e lo invitarono a recarsi colla regina nella loro città; ed essi vi vennero. All’arrivo del re tutte le città del val di Demona e molte di quello di Noto staccatesi dall’Alagona, riconobbero l’autorità del re.
Il regno parea allora vicino ad esser ridotto in perfetta tranquillità, quando un nuovo incendio di guerra divampò. Venuto a morte in Avignone l’antipapa Clemente, i cardinali della sua fazione promossero il cardinal de Luna spagnuolo, che prese il nome di Benedetto XIII. Il re Martino e suo padre, forse indottivi dal re d’Aragona, lo riconobbero.
| |
Martino Modica Salimbene Marchese Chiaramonti Marina Modica Bernardo Caprera Modica Artale Alagona Noto Demone Monblanco Palermo Catania Alagona Aci Catanesi Demona Noto Alagona Avignone Clemente Luna Benedetto XIII Martino Aragona
|