Ammalatosi il re in Cagliari, finì di vivere nel luglio del 1409 nella fresca età di 33 anni.
VIII. - Il vecchio Martino, saputa la morte del figlio, confermò alla regina Bianca sua nuora il vicariato collo stesso consiglio e colle facoltà stesse da quello accordatele. E perchè ben prevedea che l’ambizioso conte di Modica avrebbe a malincorpo tollerato, ch’egli gran giustiziere del regno fosse escluso dal governo, ordinògli di starsi nel suo contado, senza metter piede in alcuna delle città demaniali. Ma l’audace conte, malgrado tal ordine, corse a Palermo ed apparecchiavasi ad assediar Catania, ove la regina risedea: e dall’altra parte pronti erano a venir fuori armati tutti i baroni, che parteggiavan per lei. La guerra sospesa alcun tempo per la notizia divulgata ad arte dal re del suo prossimo viaggio in Sicilia, apertamente scoppiò all’annunzio della sua morte seguita nel maggio del 1410.
Aveano i Siciliani spedito in Aragona loro ambasciatori per far modo che il re lasciasse il regno al giovane Federigo conte di Luna figliuolo naturale del giovane Martino, e di Tarsia Rizzari da Catania: e quelli a calde lagrime si diedero a pregare il re, il quale mostravasi assai inclinato a soddisfar le dimande dei Siciliani e beneficare il nipote. Avealo egli, vivente il figlio, legittimato, per poter succedere al padre nella contea di Luna; ed ora ad istanza de’ Siciliani fece che l’antipapa Benedetto lo legittimasse per lo solo regno di Sicilia. Ma gli Aragonesi tanto fecero, che le speranze de’ Siciliani andarono a voto; e il re si morì senza dichiarare la sua volontà.
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