CAPITOLO XL.
I. Successione al regno - II. Ferdinando eletto re d’Aragona e di Sicilia - III. Tentano i Siciliani di aver un proprio re. - IV. Il duca di Pegnafiel viene a governarli. - V. Morte di Ferdinando, regno d’Alfonso - VI. Stato della Sicilia - VII. Alfonso chiamato dalla regina Giovanna. - VIII. Alfonso acquista il regno di Napoli. - IX. Varie imprese di lui. - X. Apparati di guerra contro i Turchi - XI. Morte d’Alfonso. Leggi del medesimo - XII. Promuove le lettere.
I. - Ciò non di manco salda e costante era nei Siciliani la volontà d’avere un proprio re: ma questa volontà riuscì sempre in vani sforzi per lo stato, in cui il regno trovavasi. Erano quivi stabiliti assai baroni catalani, i quali vi possedeano splendidissime signorie, vi esercitavano le cariche più luminose. Gran giustiziere il Caprera; grand’ammiraglio il Lihori; vicaria la regina Bianca, congiunta di sangue e d’interesse alla real casa d’Aragona. Divisi in due fazioni i baroni, divise teneano le città tutte. Palermo, Messina e Catania, non più strettamente unite fra loro, erano anzi divenute rivali; dachè l’esser nati in Catania alcuni de’ re aragonesi, e l’avervi quasi tutti avuto stabile sede, avea fatto che quella città teneasi già da più delle altre. Palermo, comechè tenuta sempre la capitale del regno, pure screditata già nell’opinione de’ Siciliani per la lunga dominazione avutavi dai Chiaramonti e per aver chiamato il governo angioino, avea perduto quel predominio, che hanno sempre le città capitali sede del governo e centro della forza pubblica.
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