Sdegnaronsi Palermo e le altre città della straordinaria prerogativa arrogatasi da Messina. Sdegnaronsi i baroni catalani della volontà manifestata di staccar la Sicilia dall’Aragona. Se il parlamento avesse dichiarato apertamente re il conte di Luna, forse i Siciliani tutti si sarebbero riuniti sotto le sue bandiere, e i Catalani sarebbero stati costretti ad acquetarsi: ma dando l’incarico di dichiarare il nuovo re ad una giunta composta in modo da destar la gelosia delle altre città, disunì la nazione e die’ tempo ai Catalani di fare andare a voto il desiderio dei Siciliani.
Il conte di Modica, venuto fuori con grandi forze, accompagnato da quasi tutti i baroni catalani dichiarò, a lui, come gran giustiziere del regno spettare il governo nella mancanza del re. A lui da prima unironsi la più parte delle città regie. Dall’altra parte levossi in armi il partito della regina Bianca capitanato dal grand’ammiraglio Lihori. Per tal modo i Siciliani, assorti in quel vortice d’intestine guerre, non poterono accumunar le forze per far valere i dritti loro.
La regina, non tenendosi sicura in alcuna delle città, che aveano riconosciuta l’autorità del conte di Modica, erasi ritratta in Siracusa, città a lei soggetta: ma venne fatto a quel conte di soprapprendere quella città, farsene padrone ed assediare strettamente la regina, ch’erasi chiusa in uno de’ castelli; tanto che era essa per cader nelle mani di lui: ma avutone compassione Giovanni Moncada, che militava col gran giustiziere, abbandonatolo colla sua schiera, venne in soccorso di lei, e tanto fece, che il conte fu cacciato dalla città e volto in fuga.
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