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      A costoro il re die’ l’incarico di fare riconoscere la regina luogotenente generale e vicaria del regno, la quale dovea governare con un consiglio composto in parti uguali di Catalani e di Siciliani; di pubblicar da per tutto la elezione del re, e ’l voto di tutti gli uomini sapienti, che a lui doveasi il regno di Sicilia; di ripetere da tutti gli ordini dello stato il giuramento di fedeltà, non che a lui, ma ad Alfonso suo primogenito, come s’era prestato da’ sudditi d’oltremare; e di giurare in nome suo l’osservanza della libertà e dei privilegi del regno. Con molta avvedutezza si condussero costoro. Riunire secondo le antiche consuetudini il parlamento sarebbe stato pericoloso: in quella vece vennero visitando le principali città e terre del regno, ed in ognuna riceveano il giuramento de’ cittadini e di que’ baroni, che ivi erano, e lo prestavano in nome del re. Le precedenti dissidie fecero, che ogni comune ed ogni barone mal sicuro della volontà degli altri, non osò negarsi.
      L’esempio de’ primi fe’ piegare tutti gli altri; così il nuovo re fu tranquillamente riconosciuto da tutti in Sicilia.
      Recatisi quindi quegli ambasciatori in Catania, ove la regina era, le ricapitarono una lettera del re, nella quale ordinava di mettersi tosto in libertà il conte di Modica. La regina rispose esser necessaria la prigionia di quel conte per la tranquillità del regno; starsi in quel tempo compilando il processo pe’ gravi delitti da lui commessi (e si fe’ a raccontarli), compito il quale, lo avrebbe trasmesso alla corte; perchè il reo ne avesse riportata la debita pena.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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