Ma essi da una mano tenean sempre a freno l’infante per non lasciarsi sedurre dalla speranza di salire sul trono di Sicilia; tanto che Ferdinando volea tosto richiamare il figlio: ma poi se ne rimase sul timore, che quel subito richiamo non mettesse il popolo in disperazione ed affrettasse piuttosto che riparasse il male.
V. - Venne intanto a morte il re addì 2 d’aprile del 1416, e dichiarò nel suo testamento che il regno di Sicilia fosse indi innanzi inseparabile dall’Aragona. Nè Alfonso suo primogenito pose tempo in mezzo a richiamare il fratello, cui il comun padre avea procurato il maritaggio colla vedova regina Bianca, erede del regno di Navarra. Destinò a tale oggetto il nuovo re in Sicilia Antonio Cardona, cui die’ l’incarico di mettersi d’accordo con Domenico Rem, vescovo di Lerida, ch’era uno de’ consiglieri dell’infante, per indurlo a rimettere nelle loro mani il governo, fargli presente il testamento del padre e notificargli il matrimonio di lui già conchiuso colla regina Bianca: intanto ricevesse l’infante il giuramento di fedeltà da’ Siciliani e giurasse per parte del re suo fratello la osservanza delle leggi del regno.
Reca veramente meraviglia dopo tanti clamori, docili i Siciliani tutti avessero prestato quel giuramento: ma anche allora furono essi aggirati dalla sagacità de’ ministri castigliani. I baroni, i prelati, i sindaci dei comuni furon chiamati in Catania: non però furono essi riuniti in parlamento, ma come arrivavan colà, si facea loro prestar separatamente il giuramento.
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