Addì 23 maggio del 1416 prestaronlo il grand’ammiraglio Sancio Ruiz di Lihori visconte di Gagliano, Matteo Moncada conte di Caltanissetta, Pietro Moncada Ogerotto di Vicari, per se e come tutore della baronessa di Ciminna. Addì 25 dello stesso mese il barone di Mulareni, Riccardo Filangeri, Filippo Ventimiglia come procuratore dell’arcivescovo di Morreale: addì 13 luglio il vescovo di Patti: addì 25 d’agosto Ruggieri de Palici barone di Tortorici prestollo in Agosta. Tanto si fece per soffogare la voce della giustizia e ridurre in provincia la Sicilia! (543).
VI. - Questa sventura fu la natural conseguenza del progressivo decadimento del regno, che i principi normanni e svevi aveano reso fiorente nello interno, temuto al di fuori. Perdute le provincie continentali, il grand’animo di Federigo, il coraggio e la stretta unione de’ Siciliani sostennero alcun tempo la sua gloria, comechè la necessità avesse fatto piegare quel re e ’l duca Giovanni suo figliuolo a conchiudere il poco onorevole trattato di Castronovo e quello del 1347. Ma quando l’imbecille Federigo III sottoscrisse nel 1372 il trattato di pace colla regina Giovanna, in cui dichiaravasi vassallo di essa e dei successori di lei, comechè tale dichiarazione fosse stata tanto ingiusta, che nè quella regina, nè alcuno dei suoi successori ne pretesero mai lo adempimento, il regno venne a perdere ogni considerazione al di fuori, e ’l suo avvilimento fu consumato col riconoscere il supremo dominio de’ romani pontefici, coll’obbligarsi a pagar loro un’annuo censo per ricognizione di tal dominio e col lasciarsi spogliare di tutti i luminosissimi dritti annessi alla sua corona, di cui i re suoi antecessori erano stati tanto gelosi.
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