VII. - Fornita appena tal guerra fu egli richiesto di soccorso dalla regina Giovanna II di Napoli, la quale era rimasta erede di quel soglio alla morte di re Ladislao suo fratello. Gli sfrenati costumi di lei e lo straordinario potere accordato a Ser Gianni Caracciolo, suo drudo avean fatto rivoltare gli animi dei principali baroni, i quali avean chiamato ad insignorirsi del regno Luigi duca d’Angiò. E già Ludovico Sforza capo dei baroni sollevati dichiarato dal duca di Angiò vicerè e gran contestabile, avvicinavasi con grandi forze a Napoli; e lo stesso duca avea preparato un’armata in Genova per venirle a raggiungere.
In tale stretta la regina fece proporre ad Alfonso di adottarlo per figliuolo, dichiararlo suo successore in quel reame, e cedergli, anche vivente lei, la Calabria, a patto che venisse a soccorrerla. Accettò il re quel partito, fu sottoscritto il trattato, il re dalla Sardegna mandò ordine al vicerè di Sicilia di destinar subito in Napoli Raimondo Perollos come suo vicario, accompagnato da Giovanni Ansalone giudice della gran corte, per assistere de’ loro consigli la regina, i quali doveano portar con loro copia di viveri, di cui Napoli scarseggiava.
Giunti costoro in Napoli, la regina addì 16 di settembre del 1420 fece con ogni solennità pubblicare la sua adozione e dichiarò re Alfonso suo successore nel regno; e poi addì 29 dello stesso mese i seggi di Napoli prestarono in mani del Perollos il giuramento di riconoscere la regina Giovanna in sovrana del regno, tranne la Calabria cessa a re Alfonso, ed alla morte di lei lo stesso re come suo successore.
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