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      Passato nelle coste d’Affrica s’insignorì dell’isola di Cerchena e trasse in catena tremilaquattrocento di quegli abitanti: preso terra a Scafati, il re di Tunisi intimorito ebbe a ventura comprar la pace con grandi presenti fatti a que’ principi, e col dar la libertà a tutti gli schiavi cristiani, che erano in suo potere. Ritornato in Sicilia, il vicerè Niccolò Speciale cesse a lui il governo del regno, che tenne sino a febbraro del 1425.
      Si portò in Aragona, facendosi accompagnare dal conte di Luna; il re avea così ordinato, non volendo lasciar solo in Sicilia quel principe tanto amato dai Siciliani, e che non avea peranco perduta la speranza di giungere al trono. Comechè re Alfonso avesse con viso assai lieto accolto il fratello e ’l conte, pure, mosso dalla stessa diffidenza, onde non dare al conte occasione di ritornare in Sicilia, gli tolse la carica di grande ammiraglio e ne investì il fratello. Quel giovane, altero de’ suoi natali e forse ancora de’ diritti suoi, mal tollerò l’affronto, e per trarne vendetta si cercò la protezione del re di Castiglia ch’era in guerra col re Alfonso, fortificò alcuni castelli che possedea sul confine della Castiglia con animo forse di darli a quel re; ma fu prevenuto da Alfonso, il quale ne lo cacciò. Venuto allora in aperta ribellione, strinse maggiormente le secrete pratiche in Sicilia. Tal’era qui la disposizione degli animi, che gli venne facile trovar fautori. Avea fra gli altri tratto alla sua due figli del ricantato Giovanni Ventimiglia marchese di Geraci, ch’era allora vicerè di Sicilia, il quale avutone lingua, ne scrisse al conte con grave risentimento.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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