Ma ciò era riserbato ad un’età, in cui i progressi de’ lumi e delle armi aveano stabiliti i confini tra ’l sacerdozio e l’impero, sceverato i diritti del capo della Chiesa dall’autorità sua temporale, e reso i popoli più tranquilli, i troni più saldi.
X. - Che che ne fosse stato, fedele il re ai patti convenuti imprese la guerra contro lo Sforza, malgrado le rimostranze del costui suocero il duca di Milano. E ’l papa gli permise di tassare di dugentomila scudi gli ecclesiastici di Sicilia col pretesto, che tal denaro servir dovea per la guerra contro il Turco. Ma la guerra contro il Turco, che allora fu un pretesto, non andò guari che fu per essere vera. Già da assai tempo prima i pirati affricani infestavano i mari siciliani e tenevano in pericolo le città marittime. Varie provvidenze erano state date da’ vicerè, per tenere il regno in istato di difesa: nel 1438 avea il re spedito in Tunisi il p. Giuliano Majali benedittino, per conchiudere una pace con quel governo (544). Ma la caduta di Costantinopoli scosse tutti i principi d’Europa: parlavasi d’una nuova crociata contro Maometto II. Re Alfonso, i cui regni eran più degli altri esposti a grave rischio, fece grandi preparamenti. Convocato nel 1457 il parlamento in Palermo, il vicerè Lupo Ximenes de Urrea espose l’urgenza del caso e chiese uno straordinario donativo e l’armamento di sei galee. Il parlamento accordò trecentomila fiorini e quattro galee, e ne destinò comandante lo stesso vicerè, il marchese di Geraci, il gran contestabile e ’l grand’ammiraglio del regno; le altre due le diedero le città di Palermo e di Messina.
| |
Chiesa Sforza Milano Sicilia Turco Turco Tunisi Majali Costantinopoli Europa Maometto II Alfonso Palermo Lupo Ximenes Urrea Geraci Palermo Messina
|