Ei vi si recò e fuvvi accolto con ogni rispetto dal vicerè Lupo Ximenes Durrea e con sommo giubilo de’ Siciliani.
Era Carlo bello della persona, piacevoli erano i modi suoi, morigerati i costumi. Protettore dei letterati, era letterato egli stesso; avea tradotta la morale d’Aristotile e scritta una storia de’ re di Navarra. Arrogi a tali meriti, che di per se soli sarebbero stati sufficienti a render quel principe caro a tutti, che la sua presenza ridestò nell’animo de’ Siciliani il desiderio non mai soppresso di avere un proprio re. E ben dieronlo a vedere nel parlamento riunito in Castrogiovanni nel novembre del 1458 per prestare l’omaggio al nuovo re. Chiese il parlamento, che il principe Carlo fosse restituito nella grazia del re suo padre; che il re venisse a risedere nel regno o destinasse il principe sudetto a reggerlo come suo luogotenente; che si facesse al medesimo sul regno paterno un conveniente assegnamento; che in avvenire il governo del regno di Sicilia fosse sempre dato al primogenito del re; e finalmente, che gli ambasciatori, che il parlamento sarebbe per destinare a prestare nelle mani del re il giuramento in nome della nazione, lo prestassero anche al principe Carlo, come successore al trono, e ciò sarebbe ai Siciliani un dono immortale ed incomparabile (555).
Agli ambasciatori, che destinati furono dal parlamento, per chiedere tali grazie e la sanzione degli statuti da essi proposti, unì il principe di Viano Bernardo Requesenz assai caro al re, per ottenergli la riconciliazione, ed altri messi avea prima spediti agli stati di Valenza e d’Aragona, per indurli a chiedere al re la stessa grazia.
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