Le premure de’ sudditi in favore del figlio maggiormente irritavano l’animo del re geloso della sua autorità; e maggiormente aizzavalo la moglie, la quale era sempre intesa a mettere zeppe tra ’l padre e ’l figliuolo, onde farlo privare della successione e farla avere a Ferdinando figliuolo di lei. Ma dall’altro lato avea re Giovanni ragione di temere, che negandosi apertamente a concedere ai Siciliani le grazie chieste in favore del figlio, essi in suo dispetto non lo acclamassero re. Sapea ben egli quanto loro stava fitto in cuore un tal desiderio: e ben sovvenivasi di ciò che avean fatto, per elevare lui stesso al trono, quando reggeva il regno per parte del re Ferdinando suo padre. Però da una mano tacque sulle richieste in favore del figlio, dall’altra finse d’esser pronto a riconciliarsi e spedì in Sicilia Giovanni Moncajo, per recar l’ordine al principe di portarsi in Majorca, per aspettarvi gli ordini suoi. E come era entrato in sospetto, che anche il vicerè Lupo Ximenes Durrea parteggiasse pel figlio e facesse alcuna pratica coi Siciliani in favore di lui, lo volle anche allontanato e vi sostituì lo stesso Moncajo.
Tutto lieto lo sventurato Carlo si partì da Sicilia e stette in Majorca sino a marzo del seguente anno 1460; finalmente il padre, non potendo più oltre negarsi alle vive istanze di tutti coloro, che desideravano la riconciliazione, lo chiamò a se, e comechè maggiormente ingelosito delle vive acclamazioni fattegli dal popolo, mostrò d’accoglierlo con paterna amorevolezza.
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