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      Eppure nella pubblicazione di quella prammatica ebbero ad intervenire tutti i supremi magistrati del regno. È facile argomentare da ciò qual dovea essere lo stato dell’agricoltura, quando coloro, che reggeano lo stato, erano tanto compiacenti. E di ciò può aversi più chiaro argomento, ove si ponga mente che il parlamento convocato in Castrogiovanni nel 1458 per incoraggiare l’agricoltura chiese la libera esportazione de’ frumenti e di non potersi aumentare la tratta, la quale era stata fissata a tre tarì la salma nel val di Mazzara, in cui usavasi la misura generale, e quattro tarì negli altri due valli. Il re accordò la libera esportazione per sei anni, purchè la tratta fosse aumentata d’un carlino (556), e ciò mentre quel dazio era più che un terzo del prezzo corrente del frumento. Ma questa stessa grazia (se grazia può chiamarsi) non ebbe effetto; il parlamento del 1474 fece presente al re la richiesta fatta sedici anni prima, e soggiunge che per essere stata S. M. distolta da altre occupazioni, quella richiesta e la real sanzione eran restate vote d’effetto; però il regno tutto, ridotto all’estrema povertà, genuflesso pregava umilmente l’umanità sua a recare ad effetto quel capitolo o per lo meno a permettere che le navi di tutte le nazioni, amiche o nemiche cristiane od infedeli, potessero liberamente venire a commerciare in Sicilia, nè fossero molestate infra sessanta miglia dalle spiagge. Il re rispose che avrebbe trattato col sommo pontefice pel commercio cogl’infedeli, ed accordava la libertà dì commercio coi cristiani, tranne i ribelli di lui, della sua casa, delle corone d’Aragona e di Sicilia, e quelle nazioni, colle quali era in guerra (557). Chi restava?


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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