Il re il consentì a patto che lo stesso calo si facesse nel fitto delle cannamele (571). Allo stesso fine di torre ogni impedimento al commercio propose il parlamento, che indi in poi non si concedessero più dal re lettere di marca e rappresaglia (572); e che non fosse più vietata l’esportazione dei cavalli (573). Custodi straordinari si vollero per impedire che non andasse fuori del regno moneta, oro od argento (574). E perchè una delle cagioni, cui il parlamento ascrivea la mancanza di denaro nel regno era la dimora del prelati fuori di esso, reclamava ed enumerando i danni, che da ciò nasceano, dicea, che i vescovi mandavano certi procuratori, che su pilaturi et estorturi di li poveri genti di loro diocesi (575). E collo stesso intendimento di far andar fuori quanto meno si potea il danaro, espose il parlamento, che per l’assenza de’ prelati, i quali null’altro curavano, che di riscuotere il danaro, le chiese loro andavano in rovina, il culto divino era da per tutto negletto: per che proponea, che si ritenesse la quarta parte delle rendite di tutti i prelati, che dimoravano altrove, e questa da uomini probi, da destinarsi dal re, si spendesse per riparare le chiese e per lo servizio religioso delle medesime. Il re, non che assentì ma mise tantosto fuori una prammatica, colla quale ordinava l’esatta esecuzione di ciò: se non che, non già il quarto ma il quinto si ritenesse (576). Chiese allo stesso oggetto il parlamento, che li mille fiorini l’anno, che l’arcivescovo di Morreale avrebbe dovuto spendere per ristoro di quel sontuoso duomo, e che mai non eransi spesi, si riducessero a duemila, per essere quell’arcivescovato tanto ricco, che il fitto dei suoi feudi montava allora a diciassettemila fiorini (577); che i beneficî di regia collazione si dessero a’ Siciliani; e che si desse miglior forma all’università di Catania; dachè per esser tenui le mercedi dei professori, essi non adempivano al loro dovere; oltrachè venivano destinati a professori uomini ignoranti: indi nascea, che i Siciliani eran costretti a recarsi a studiare nelle università straniere.
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