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      Da ciò trasse il destro colui di fare mille straordinarie concussioni. Però a richiesta del parlamento del 1514 il re stanziò, che nissun diritto si pagasse al Barbieri per l’esame degli atti, onde far la fede, se i beneficî eran di regia collazione o no; che nessun barone fosse tenuto a trarre dagli archivî gli antichi diplomi della concessione del feudo, ma nel dar l’investitura si eseguissero i capitoli del regno; e che abbiano solo forza legale i diplomi e gli atti pubblici contenuti o citati nel capibrevi; non le allegazioni annessevi dallo Barbieri.
      XI. - I gravi disturbi seguiti ivi a poco in Sicilia non fecero più pensare al capibrevi. Quel parlamento, conchiuso in Palermo addì 25 di novembre del 1514, ebbe poi la real sanzione in Burgos addì 24 di giugno del 1515. Nel gennaro del 1516 il re finì di vivere.
      CAPITOLO XLII.
      I. Regno di Carlo. - II. Disturbi in Palermo ed altrove, quietati. - III. Il Moncada ritorna in Ispagna. Ettore Pignatelli luogotenente. - IV. Congiura di Squarcialupo. Si propagano i tumulti. - V. Congiura contro i sediziosi. - VI. Il conte di Monteleone vien fatto vicerè. - VII. Principii delle gare tra Carlo e Francesco re di Francia. I fratelli Imperatore tentano ribellare la Sicilia a Carlo.
      I. - Già sin dal 1503 la principessa Giovanna era stata riconosciuta dal parlamento come erede del trono, ma, come alla morte del padre era essa demente, Carlo di lei figliuolo primogenito cominciò a regnare: ma gli atti del governo portavano il nome della madre e del figlio.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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