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      In Palermo ogni cosa era trambusto: la plebe sfrenata mettea le case a sacco ed a ruba. I maggiorenti chiamarono da Termini i baroni, per ricomporre le cose. Molti fra costoro negavansi dicendo, non appartener loro tramettersi in quel broglio; toccare al senato il rimetter l’ordine. Ma fu di contrario avviso Pietro Cardona conte di Collesano. Era stato costui assai caro al morto re: egli ed i suoi fratelli eransi segnalati nella guerra di Napoli; virtuoso, amante delle lettere, maestoso nella persona, bello nel volto, nessuno più di lui era accetto al popolo. Gli altri baroni piegaronsi al suo parere e tutti fecero ritorno in Palermo. Al loro arrivo tutto fu rimesso in calma, e perchè non restasse il regno più oltre senza governo, promossero a presidenti del regno Simone Ventimiglia marchese di Geraci e Matteo Santapau marchese di Licodia, a’ quali tutto il regno. cominciò ad obbedire, tranne Messina e ’l suo contado, che pel Moncada teneansi.
      Per dar conto poi a re Carlo di ciò ch’era avvenuto fu spedito Antonio Campo. Nè fece meno dalla sua parte il Moncada: scrisse egli al re addì 10 aprile del 1516, per fargli noto il tumulto di Palermo, il suo sfratto e la necessità di abolire alcune gabelle: e perchè conoscea che ciò dovea rincrescere al re, accompagnò alla sua una lettera de’ magistrati supremi, nella quale mostravano la necessità di quel passo.
      III. - Avea re Carlo addì 15 di marzo spedita da Bruselles, ove trovavasi, la cedola di conferma al Moncada, la quale eragli giunta nel seguente aprile in Messina.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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