Visto costui il popolo malcontento, il re lontano, niun esercito in Sicilia nè in Italia, un governante dappoco, credè essere il momento acconcio per trar vendetta de’suoi nemici.
A costui si unirono Francesco Barresi, Baldassare Settimo, Cristofaro di Benedetto, Alfonso Rosa, Pietro Spadafora ed alcuni altri nobili gravati di debiti e disperati dì fortuna. Non mancaron loro compagni fra la plebe; ed era voce essere secretamente a parte della congiura Gugliemo Ventimiglia barone di Ciminna. Accozzaronsi costoro in un podere di Antonio Ventimiglia presso la Margana. Ivi Squarcialupo die’ intendere agli altri, essere stati messi a morte in Bruselles i conti di Golesano e di Cammarata per consiglio de’ magistrati di Palermo, esagerò l’oppressione della Sicilia, e conchiuse non dover eglino pigliar le armi contro il re, o ’l Pignatelli, ma contro i giudici della gran corte, i maestri razionali, l’avvocato fiscale e tutti coloro, che avean parteggiato e parteggiavan tuttavia per Moncada. Tutti fecero plauso e dichiararonsi pronti, e fu designato per l’esecuzione il giorno 24 di luglio, in cui doveasi celebrare la festa di santa Cristina in Palermo; e perchè il luogotenente con tutto il sacro consiglio doveasi recare in quel giorno al duomo, fu deciso di trucidare nel tempio stesso tutti i magistrati.
Tale cospirazione era giunta a notizia di molti; eppure il luogotenente e coloro che stavano al governo della città, sia che avessero ignorato la cosa, sia che l’avessero posto in negghienza, non curavano di accrescere la forza pubblica, di custodire le porte della città o dare altrettale provvedimento.
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