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      Passati alla casa del Lanza, vi misero fuoco, e ne fu ridotta in cenere la copiosa biblioteca.
      Saputisi nell’interno del regno i disordini di Palermo, molte città ne seguiron l’esempio. In Catania le due contrarie fazioni di Geronimo Guerrero e di Francesco Paternò, barone di Raddusa, venute alle mani, trassero la città tutta in iscompiglio. Non minore fu la pugna in Girgenti tra Pietro Montaperto e Baldassare Naselli barone di Comiso. Trapani fu scissa ed insanguinata dalla contesa tra Simone Sanclemente e Giacomo Fardella. Ed i Terminesi, che aveano particolar mal’animo contro Blasco Lanza, levatisi in capo, corsero a saccheggiare i campi e le case di Trabia, che al Lanza appartenea. Lo stato di Palermo poi era lacrimevole: non più magistrati; non più leggi; non più religione; non più freno a’ delitti; non più ordine sociale. Tutta la gente di scarriera, unita a Squarcialupo, disponea a man salva della vita e de’ beni altrui. Il luogotenente sopraffatto dalla paura non seppe far altro che chiamare il barone di Ciminna, che diceasi esser consorto di Squarcialupo, e dargli il governo della città. Ma quel riparo, ch’ei dar non seppe, altri lo diede.
      V. - Francesco e Niccolò Beccadelli di Bologna congiunti dello Squarcialupo, Pompilio Imperatore, Pietro Afflitto, Alfonso Saladino, Geronimo Imbonetto, tutti patrizî, stanchi di tanto disordine, presero fra loro consiglio di disfarsi di Squarcialupo e degli altri sediziosi: ne proposero il modo al luogotenente, chiedendogli di additar loro le persone di sua fiducia, cui potessero unirsi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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