Chiese poi il parlamento ed ottenne la grazia del ritorno de’ marchesi di Geraci e di Licodia e de’ conti di Golesano e di Cammarata, dei quali il primo morì poi valorosamente pugnando nella battaglia di Pavia, l’altro era serbato a più reo destino.
Morto Massimiliano imperatore di Germania, Carlo re di Spagna e di Sicilia e Francesco re di Francia, giovani entrambi, entrambi potenti, di grand’animo entrambi, pretesero l’impero. Carlo la vinse, e nel maggio del 1520 fu coronato imperatore in Aquisgrana. Fu questa la fatale scintilla, dalla quale fu desto quel vasto incendio di guerra, che, con poche interruzioni, bastò finchè vissero i due monarchi. Al primo muover delle armi corse rischio re Carlo di perdere il regno di Sicilia, come e quando men si aspettava.
Gian-Vincenzo, Federigo e Francesco della nobile famiglia Imperatore, banditi da Sicilia, i primi due per avere avuta alcuna parte nella congiura di Squarcialupo, l’altro per aver ferito un Giovanni Cangialosi, eransi ridotti in Roma, ove stanziava Cesare loro fratello famigliare del cardinale Pompeo Colonna, per lo cui mezzo speravano ottenere il perdono e ’l permesso di rimpatriare. Non ottenutolo, cominciarono a mulinare di ribellar la Sicilia, e si diedero a tener pratica intorno a ciò con Marco Antonio Colonna, generale del re francese, il cui ajuto era loro necessario. Il Colonna altamente approvò il loro pensiere, ne scrisse al re Francesco; e questo rispose, che fornito il riacquisto di Milano, che era per tentare, avrebbe spedita una poderosa armata in Sicilia.
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