Pieruccio Gioeni, il quale era ancora adolescente, erasi nascosto nel castello di Francofonte, di cui era signore Ferdinando Moncada; marito di una sua sorella. Dopo diciotto mesi Giambattista Barresi barone di Militello suo zio aveagli procurato un’imbarco per andar fuori del regno: ma intrapreso in Augusta, mentre era per imbarcarsi, fu stretto in carcere. Il Moncada, per avergli dato ricetto, il barone di Militello, per averne procurata la fuga, furono carcerati del pari e poi banditi. Egli fu crudelmente martoriato, ma pure un’ette non iscappò dalla sua bocca, e al fin de’ fatti ne uscì immune, riportando somma lode d’avere avuto e’ solo imberbe com’era, fortezza da reggere alla tortura.
CAPITOLO XLIII.
I. Caso di Sciacca. - II. Afflizioni del regno. - III. Guerra d’Affrica. Carlo viene in Sicilia. - IV. Miserie, che si cercano riparare malamente. Dazio sulla tratta. - V. Altre miserie. - VI. Stato del regno e morte di Carlo.
I. - Sei anni erano scorsi appena, da che era stata scoperta e punita quella congiura, quando un caso atrocissimo accadde nella città di Sciacca; il quale, comechè quella sola città ne fossa stata il teatro ed avesse avuto origine dalla privata nimicizia di due potenti famiglie, pure merita un luogo negli annali di Sicilia, perchè serve a far conoscere i costumi di quell’età. Eransi per oltre un secolo tramandati di generazione in generazione gli odî tra la famiglia Perollo e quella de’ Luna. Prima cagione ne era stata l’aver Giovanni Perollo preteso di menare in moglie Margherita, figliuola di Niccolò Peralta conte di Caltabellotta ed erede del ricchissimo suo patrimonio: ed avea ferma speranza di conseguirla, non solo perchè la ragazza e la madre di lei mostravansi inclinate al partito, ma per esser egli un di coloro, il cui assenso, in forza del testamento del conte, era necessario al maritaggio di lei.
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