Ma re Martino, per beneficare il conte Artale di Luna suo congiunto, che avealo seguito in Sicilia, dispensando colla sua autorità alla disposizione dell’ultimo conte, avuto il consenso della ragazza e della madre, aveala fatta maritare al Luna. Parve al Perollo d’essergli caduto il presente sull’uscio, nè mai più potè sgozzarla. Venuto repentinamente a morte nel 1412 il conte di Caltabellotta, corse voce d’esser morto di veleno fattogli apprestare dal Perollo. Ivi a sei anni anche costui si morì. Antonio di Luna e Pietro Perollo, eredi degli odî paterni, affettavano di vendicare l’uno l’affronto, l’altro la morte del padre; nè mancavano all’uno ed all’altro rei strumenti di vendetta; dachè in quei tempi disordinati era costume dei grandi di avere sempre al loro seguito una mano di sgherri, malfattori o domestici, che in quella età era tutt’uno; ed oltracciò era il Perollo ereditario signore del vasto e forte castello di Sciacca, ove potea a senno suo tenere armi ed armati in gran copia; ed allo stesso uso destinava l’altro il munito suo castello di Caltabellotta non guari discosto da quella città. Ivi erasi il conte ritratto, ed indi segretamente spediva i suoi sicarî, per mettere a morte il Perollo: ma questi era meglio servito dalla sua masnada; chè degli assassini spediti contro di lui, altri sparivano, senza saper come, ed altri intimoriti cercaron salvezza col confessare la loro missione. Chiese allora il Perollo soccorso ad Arrigo Ventimiglia marchese di Geraci suo congiunto, dal quale gli furono spediti trecento cavalli, che egli secretamente introdusse nel suo castello.
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