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      Era l’anno 1455; avvicinavasi il di sei d’aprile nel qual giorno conduceasi con gran processione per le strade di Sciacca una delle spine della corona di N. Signore: e perchè quella santa spina era stata un dono fatto del conte Guglielmo Peralta ad un monistero di Sciacca, da lui eretto e riccamente dotato, tutti i conti di Caltabellotta v’intervenivano con gran fasto. Venuto da Caltabellotta il conte Antonio col solito codazzo d’armigeri vestiti di ricche assise, fu cogli altri alla processione. Ogni cosa fu tranquilla, finchè sul cader del giorno la processione non giunse al castello del Perollo. Comechè ornate di ricche arazzerie, le finestre ne eran chiuse, ma apertesi in un attimo, ne vennero fuori i bravi del Perollo, ed a furia d’archibugiate uccisero o feriron molti del seguito del conte, e gli altri si volsero in fuga. Venuto sulla strada in quel momento Pietro Perollo, assalì colla spada nuda il conte, il quale cominciò con gran cuore a difendersi, ma sdrucciolato, il nemico gli fu sopra, e postogli un ginocchio sul ventre, non cessò di figgergli e rifiggergli il pugnale nel petto e nel volto, finchè non die’ più segno di vita. Chiamata poi a raccolta la sua gente, corse a dar la spogliazza alla casa di lui. Fatto notte, svaligiato il suo castello di quanto v’era di prezioso, mandò la moglie ed i figli a ricovrarsi presso il barone di Partanna suo cugino, ed egli rifuggì nel castello di Geraci.
      Nella notte stessa, quando tutto era già queto, alcuni amici del conte recaronsi, ov’ei giacea, e lo trassero in una casa vicina, per rendergli il pietoso officio di onorevole sepoltura: ma nel lavargli i grumi di sangue, di cui tutto era cosperso, s’avvidero che il cuore gli palpitava ancora: per che datisi a curarlo, lor venne fatto di richiamarlo in vita.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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