Entrato per la porta, che diceasi allora del Sole, e poi ebbe nome di Nuova, recossi al duomo, ove giurò la osservanza de’ capitoli del regno, e andò ad abitare il palazzo d’Ajutamicristo. Non mancarono giostre, tornei, luminarie ed altrettali dimostrazioni di giubilo: e in queste e nel ricevere i complimenti de’ signori, de’ magistrati e degli ambasciatori spediti dalle principali città del regno, passò i primi giorni. Poi si diede a pigliar conto della maniera, con cui amministravasi la giustizia, ed ebbe ragione di rammaricarsi. Volle visitare i pubblici archivi: recatosi alla sprovveduta nella real cancelleria, ebbe a sedere in una delle sedie ordinarie, che ivi erano, la quale, lui partito, fu appesa al muro, coll’iscrizione SEDIA DI CARLO V, e vi stette sino a dì nostri. Addì 16 dello stesso settembre aprì il parlamento nel palazzo dello Steri, che poi fu conchiuso addì 22 nello stesso palazzo d’Ajutamicristo (585). Nel suo discorso il re disse, che sin dal momento in cui era venuto al possedimento degli altri suoi dominî, avea avuto desiderio di vedere il regno di Sicilia, come uno dei più importanti, per l’innata fedeltà e l’antico valore de’ Siciliani; e questo suo desiderio era accresciuto per le continue querele a lui giunte sugli abusi nell’amministrazione della giustizia: ma distolto da altre gravissime cure, non avea prima d’allora potuto soddisfare un tal desiderio; avea visto cogli occhi proprî essere tanto gravi quegli abusi, che avrebbe egli intrapreso un tal viaggio al solo fine di darvi riparo; laonde raccomandava al parlamento di proporre gli opportuni ripari.
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