Il vicerè duca di Monteleone, per istabilire in ciò un dato certo, trasse dai pubblici registri il notamento de’ frumenti esportati dal 1521 al 1530 da dodici de’ luoghi marittimi, ov’erano pubblici depositi di frumento, onde mandavasi fuori, che caricadoi si dicono; e si trovò esserne stati espostati da rio in buono in ogni anno da Solanto salme 200 15 2, da Termini salme 60000 3 3, da Roccella salme 2066 13 1, da Catania salme 29199 9, da Bruca salme 14364 0 2, da Terranova salme 9356 10, da Alicata salme 28844 10 1, da Girgenti salme 30705 5, da Siculiana salme 2202 12 1, da Sciacca salme 40143 10 2, da Mazzara salme 11632 1, da Castellamare salme 28399 8. Posti tali dati, il vicerè mise fuori nel 1532 una prammatica, nella quale stabiliva potersi metter nuova imposizione sui frumenti, sempre che essi valevano più delli diciotto tarì la salma in alcuni caricadoi, di cui la somma delle medie esportazioni eccedea la metà della totale media esportazione di tutti i dodici caricatori sopradetti (589). Per tal modo se in Termini, Sciacca e Girgenti il frumento valea più delli diciotto tarì la salma, poteasi accrescer l’imposta, comechè per tutto altrove fosse a minor prezzo. Aggiungasi, che nella stessa prammatica stabiliasi, che si tenesse conto del suo prezzo, senza avere in considerazione, che ne’ caricadoi del val di Noto usavasi la salma grossa di venti tumoli, e negli altri la generale di sedici; perciò se in Catania, in Bruca in Terranova, in Termini e in Castellammare i frumenti valevano a venti tarì la salma, il governo accrescea l’imposizione, comechè il frumento ne’ primi tre valesse in realtà a sedici tarì la salma.
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