Il re accordò la grazia de’ primi, e per gli altri rispose, che molti di costoro erano stati compresi nell’indulto non guari prima pubblicato, alcuni n’erano stati eccettuati (in tanto numero erano), de’ quali, allorchè sarebbe compito il processo, avrebbe tenuta in considerazione l’intercessione del parlamento (594).
VI. - Da tutto ciò è manifesto che l’agricoltura depersa; il commercio spento; il governo spergiuro; i magistrati corrotti; il pubblico costume perduto; la nazione ridotta all’estrema miseria; il regno divenuto covile di masnadieri; furono i frutti che trasse la Sicilia dalle grandi imprese e da’ trofei di Carlo V. Stanco finalmente quel re di tante guerre e tante peregrinazioni; morto da alcun tempo il suo rivale Francesco I di Francia; ottenuta da Arrigo II successore di lui una tregua di cinque anni, cesse a Filippo suo figliuolo prima la Lombardia e Napoli, e poi la Borgogna e i Paesi Bassi, finalmente addì 6 di febbraro del 1556 tutti gli altri regni, e cesse al tempo stesso la corona imperiale a Ferdinando suo fratello, già da lung’ora eletto re de’ Romani. Quindi si ritirò nel monistero di s. Giusto de’ gerolimini in Estremadura, ove nel 1558 finì di vivere.
CAPITOLO XLIV.
I. Filippo re. Nemici di Filippo. - II. Battaglia di Lepanto. Impresa di Tunis. - III. Severità del duca d’Albadalista odiata dai baroni a torto. - IV. Riforma dell’ordine giudiziale. - V. Disordini interni: si cerca ripararvi secondo i lumi di quel secolo. - VI. Utili stabilimenti.
I. - Non sì tosto Filippo I venne al possesso dei regni paterni, che volle ricever l’omaggio dai Siciliani e giurare l’osservanza delle leggi del regno.
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