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      Il tribunale del real patrimonio fu allora composto da quattro maestri razionali, che poi vennero detti di cappa e spada, e due giurisprudenti, i primi de’ quali non avessero voto in affari di giustizia. Fu preposto a quel tribunale un presidente giurisperito col soldo di mille scudi l’anno. Fu stabilito che gli appelli da quel tribunale andassero a quello del concistoro, al quale fu assegnato un presidente giurisperito, nel quale venne trasfusa l’antica carica di gran cancelliere (604).
      V. - Ma vi volea ben altro che quella riforma, per addirizzare il pubblico costume, I magistrati del regno continuarono negli stessi abusi; tanto che non guari dopo fu dal re spedito in Sicilia un Giorgio Bravo, visitatore, per punire i magistrati, che avesse trovato colpevoli. Si sa che egli levò la carica al maestro portulano, al tesoriere generale e ad uno de’ maestri razionali. Ma ciò a nulla montava. Il male nascea dalla lontananza del re, per cui l’autorità de’ vicerè (posto che fossero stati irreprensibili, e spesso non lo erano) era inceppata; il governo locale era debole; tutti coloro, che aveano un potere, qual che si fosse stato, ne abusavano.
      Questa considerazione basterebbe di per se sola a farci argomentare qual dovea essere allora in Sicilia la condizione dell’agricoltura, che prospera solo nella tranquillità e sicurezza generale; e meglio lo mostrano gli atti della pubblica autorità. Era gran tempo, che il bestiame bovino nel regno veniva mancando, la coltivazione de’ campi, era abbandonata.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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