Il ministero di Spagna colla furba politica, che sempre usava in simili casi, per trarre il maggior pro, che potea, dalla contesa, stette lunga ora in pendente. Dopo due anni un dono di cencinquantamila scudi fatto da Messina fu la spada di Brenno, che fe’ inchinar la bilancia in suo favore. Il dazio sulla seta fu tolto, i magistrati ebbero libertà.
Pure quella briga nè turbò la pubblica tranquillità nè interruppe la generale letizia, che il regno ebbe a godere nel governo del duca di Ossuna. Proteggea egli le lettere, premiava gli scienziati; ei fu che introdusse in Sicilia il gusto pei teatri, ed in uno, ch’eresse allo Spasimo in Palermo, facea rappresentare spesso i drammi di Torquato Tasso. L’uso delle maschere, se non fu da lui introdotto, fu certamente promosso: in un giorno di carnovale ordinò, che tutti in Palermo venissero fuori in maschera: ciò produsse un brio straordinario, il quale venne accresciuto dalla vista di quattro grandi carri tratti da buoi, carichi di carne, di vino, di prosciutti, salsiccioni ed altri camangiari, che il vicerè fece uscire dal suo palazzo, seguiti da grande tratta di maschere. Ad un dato segno il popolo ebbe licenza di saccheggiarli.
Studiava al tempo stesso quel vicerè rilevare lo spirito pubblico e ’l natural coraggio della nazione, e presto ne venne a capo. Fece costruire in Messina una galea di straordinaria grandezza. Venuta questa in Palermo, le si unirono otto galee siciliane, che quivi erano, e n’ebbe il comando Ottavio d’Aragona Tagliavia.
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