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      Ciò non di manco l’agricoltura non s’era punto più estesa, il bestiame continuava a mancare, il commercio era tanto scarso, che ad onta degl’intimi e moltiplici legami tra la Spagna e la Sicilia, non vi era cambio, e ’l governo spagnuolo pretendea d’aver pagati i tributi in moneta castigliana. Tali fatti non isgannarono nè il parlamento di allora, nè gli uomini dell’età posteriore. Questi fatali regolamenti, e degli altri forse anche più nocevoli, erano in voga sino a dì nostri, e siamo ancor lontani dal vedere gli uomini in generale convinti dalla verità, che il mezzo più efficace di promover l’agricoltura, le arti, il commercio, l’industria in generale, è quello di non frapporvi ostacoli, senza darsene altro pensiero (622)
      V. - Che che ne sia di ciò, l’indifferenza del parlamento siciliano per oggetti di maggior momento, tanto più deve recar maraviglia, in quanto la Sicilia non andò allora esente da quello spirito di vertigine, da cui furono agitate molte altre parti della monarchia spagnuola; chè la debolezza del governo facea da per tutto i popoli arditi a tentare pericolose innovazioni. Il Portogallo con tutti i paesi dell’altro emisfero, dipendenti da quel regno, si staccarono dalla monarchia spagnuola; la Catalogna ribellata e sostenuta da’ Francesi diede assai che fare alle armi di re Filippo: in Napoli un pescivendolo detto Tommaso Aniello, e volgarmente Masaniello, messosi alla testa del fedelissimo popolo, cacciò il governo spagnuolo e dettò alcun tempo leggi. Un esempio così vicino scaldò le menti de’ Siciliani.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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