Non è improbabile, che quella congiura avesse cominciato ad ordirsi dal Vairo sin dal tempo, che governava il marchese di los Veles. Ed era forse questa la ragione, per cui egli erasi mostrato avverso a que’ movimenti popolari, i quali anzichè agevolare, frastornavano il suo piano. Nè pare verisimile, che un piano così vasto avesse potuto concepirsi da un domestico. L’essere stato il Barone proposto da’ cospiratori per doge della nuova repubblica; l’avere lo Alessi nel suo momentaneo governo chiesto all’inquisitore la costui liberazione, per destinarlo a suo segretario; l’essere egli uomo da ciò, potrebbe far sospettare, che costui avesse avuta parte alla cospirazione: e comechè dalla confessione de’ rei ciò non si vede, pare che il governo lo abbia anche sospettato; chè il Barone non ricuperò più la libertà.
Che che ne fosse stato, la congiura fu scoperta. Il Vairo e tre de’ suoi compagni vi perderon la vita sul patibolo. Ma non perciò la Sicilia restò senza timori; anzi poco mancò, che un nuovo turbine venisse dallo straniero. Gabriello Platanella prete, cappellano dell’ospedale grande di Palermo, levato dal suo posto, cercando altrove miglior ventura, erasi ridotto in Marsiglia, ove presentossi al governatore e fecesi credere spedito da’ consoli di Palermo, per chiedere ajuto al re Luigi XIV, onde cacciare gli Spagnuoli da Sicilia; e quello lo mandò in Parigi al cardinal Mazzarino, il quale, visto che quel prete non mostrava nè lettere, ned altra prova della sua missione, datogli danaro, lo mandò in Roma all’ambasciatore francese, perchè costui più da vicino potesse indagar la cosa.
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