In breve s’estese il numero de’ cospiratori; v’erano de’ Ventimiglia, dei Filangieri, de’ Gaetani, de’ Requesenz, degli Afflitto, de’ Carretto; v’era fra gli altri Simone Rau e Requesenz parroco della Kalsa in Palermo, uomo assai rispettato per gl’incontaminati costumi e per la dottrina. In questo la contessa di Mazzarino, donna assai avveduta, venne in cognizione, che in quell’affare mettevasi avanti il conte suo marito solo per dar nome e peso alla congiura; però ne lo avvertì, facendogli considerare, che se la cosa riusciva a male, ne sarebbe andato per lui della vita; se a bene, altri ne avrebbe colto il frutto. Persuaso da ciò il conte, spedì il suo segretario, per isvelare la congiura al principe don Giovanni di Austria figliuolo naturale del re allora vicerè in Sicilia, che in Messina trovavasi.
L’oggetto della congiura, la qualità dei congiurati spaventarono il principe. Temea egli, che il tentar di arrestare o punire i più cospicui e potenti personaggi del regno non affrettasse più presto la congiura: e però fece carcerare in Palermo solo i due avvocati, un Lorenzo Platania causidico e due preti zii del Pesce, acciò gli altri congiurati, avvertiti da ciò, che le loro trame erano scoperte, anzi che ricorrere a mezzi pericolosi e violenti, per salvarsi pigliassero la fuga. Così avvenne per punto; tutti camparono tranne il conte di Regalmuto, che temè di mostrarsi reo fuggendo, di che poi mal gliene incolse, l’abate Gaetani, fratello del principe di Cassaro, che fu arrestato in Messina,oil parroco Rau e ’l principe di Paternò. Destinati i giudici, fu compilato il processo a tutti.
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