Pure tale era l’ingiustizia della pretensione, che la maggior parte di quei magistrati negaronsi a sottoscrivere la prammatica. Il popolo levossi in armi e minacciò di incendiarne le case. Fu forza compiacerlo. La prammatica fu sottoscritta; e per sedare il tumulto, il vicerè si fece ad una finestra fra due torchi accesi, chè era notte, e mostrò alla bordaglia la prammatica bella e sottoscritta.
Intanto la deputazione del regno e ’l senato di Palermo spedirono in Madrid il parroco Francesco Vetrano, il quale tanto fece, che fu rivocato, non che quel privilegio, ma l’altro per la dimora del vicerè avendo dichiarato il re che i vicerè stessero ove la loro presenza era più necessaria. In questa congiuntura il senato di Palermo fece a re Filippo un dono di ventimila scudi con alquante reliquie di s. Rosalia. Non la poterono sgozzare i Messinesi; più calda divenne la contesa: ma mentre si contendea, Filippo III finì di vivere addì 15 di aprile del 1665.
CAPITOLO XLVI.
I. Morto Filippo III, regna Carlo II. - II. Tumultuazione in Messina. - III. I Francesi ajutano la ribellione. - IV. Battaglia navale davanti Palermo. - V. Il marchese di Castelrodrigo vicerè. - VI. I Francesi abbandonano Messina. Vendetta presa sopra i Messinesi. - VII. Vessazioni del vicerè duca di Santo Stefano. - VIII. Duca di Uzeda vicerè. - IX. Studi dei Siciliani sotto il dominio della casa d’Austria.
I. - Carlo II unico figliuolo del morto re, contava appena tre anni quando fu assunto al trono. Il governo fu nella sua minorità dal padre affidato alla regina vedova, con un consiglio di sei ministri.
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