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      Il vicerè mosse allora da Palermo alla volta di Messina. Fermatosi in Milazzo, fece sapere a quel senato il suo arrivo; n’ebbe risposta esser pronta la città a riceverlo con tutti gli onori a lui dovuti, purchè bandisse lo stratigoto ed entrasse in città senza truppa. Quest’audace risposta fece infellonire il vicerè; ed avanzossi verso Messina, sulla speranza che si fosse rispettato il suo carattere; ma fattosi presso la città, fu respinto a colpi di cannone. Ritornato a Milazzo, bandì un general perdono per tutto ciò ch’era accaduto dal sette di luglio in poi, purchè quei cittadini tornassero all’obbedienza del re. Ciò servì solo a renderli più arditi ed ostinati. E però si accinse a sottomettere la città colla forza; ed a tale oggetto fe’ venire a Milazzo tutte le truppe, che erano sparse per le altre piazze del regno, e chiamò il servizio militare de’ baroni. Con tali forze soccorse que’ castelli, ch’erano in potere dei soldati regî, e lo straticò; e cinse la città in modo che non potessero giungervi soccorsi di gente e di viveri.
      Lacrimevole era in questo lo stato dell’infelice città, stretta al di fuori, lacerata al di dentro; chè i Malvizzi fecero man bassa su tutti coloro della contraria fazione. Assai ne misero a morte; gli altri ebber dicatti fuggire al campo regio. Le castella guernite di truppe regie tempestavano i forti, ch’erano in mano de’ sediziosi, e questi il real palazzo, ove difendeasi lo stratigoto. Pur finalmente fu forza a costui capitolare e cedere, non che il palazzo, ma la torre del faro, ed ebbe così a gran ventura il ritirarsi egli ed i suoi con tutto il bagaglio.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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