Tentò d’assalire per mare e per terra il campo di Milazzo. Mentre per le vie di terra avanzavasi il marchese Valevoir coll’esercito, l’armata sotto il comando dello stesso duca di Vivonne dovea accostarsi alla piazza. Ma i contrarî venti frastornarono il disegno. Il marchese di Valevoir s’avvicinò a Milazzo, il vicerè volea decampare ed abbandonar la piazza; ne fu distolto dal principe di Palagonia, che colà era cogli altri baroni, e lo indusse anzi a venir fuori con tutte le forze incontro ai nemici. Il generale francese, non sostenuto dall’armata, non osò venire alle mani e si ritirò.
Ivi a pochi giorni mostrossi il duca di Vivonne ne’ mari di Palermo: ma vista la disposizione ostile del popolo, se ne allontanò. In quella vece accostossi ad Augusta, che dopo sett’ore di combattimento s’arrese pel tradimento di quel secreto, che solo in tutta Sicilia, da Messina in fuori, favorì i Francesi. Per riprender quella piazza il vicerè ordinò al nuovo ammiraglio principe di Montesarchio di andare ad attaccarla per mare: ma questi venuto fuori da Milazzo seppe, che il duca di Vivonne avea rimandato in Francia la maggior parte de’ suoi legni; onde invece di dirigersi ad Augusta tirò verso Messina; per attaccare l’armata francese. Un violento sirocco impedì la battaglia. Ritornò dopo pochi giorni l’armata spagnuola; ma una fiera tempesta la disperse: parte a sommo stento ed assai danneggiata venne a ricovrarsi in Palermo.
In questo la repubblica d’Olanda, alleata della Spagna contro la Francia, mandò in Sicilia in ajuto della prima un’armata di diciotto vascelli di linea e dodici barche minori, comandata da Ruiter, il più intrepido ed esperto capitano di mare di quell’età (623). Sulla sera del dì 7 di febbraro del 1676, l’armata olandese ebbe a fronte la francese, comandata da Duquesne.
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