Venuto costui in Sicilia, conobbe non esser da sperare, che quel vicerè prestasse mano all’esecuzione degli ordini rigorosissimi, che il governo volea emanare. A mal istento e dopo lungo indugiare potè ottenere che fossero confiscati i beni de’ fuorusciti. Però tanto scrisse in Ispagna quel Quintana, che il vicerè fu richiamato e venne scelto in sua vece il conte di Santo Stefano, strumento ben atto alla vendetta.
Giunto quel vicerè in Messina addì 5 di gennaro del 1679 abolì l’antichissima carica di sratigoto, e stanziò che indi innanzi la città fosse retta da un governadore militare; soppresse il nome di senato e ’l titolo d’illustrissimi, che davasi ai senatori; e in quella vece il magistrato municipale fu composto di Eletti con titolo meno orrevole di Spettabili; de’ già senatori scelti dal vicerè Gonzaga, due ne depose, che bandì, e loro sostituì due Spagnuoli; quel magistrato fu privato della toga e di ogni altra onorificenza; non più nel palazzo senatorio, ma nel regio ed alla presenza del governadore potè adunarsi, e gli venne tolta ogni giurisdizione nella città e nel distretto; eresse un nuovo magistrato detto Giunta di Stato, composto di giureconsulti, al quale affidò l’amministrazione de’ beni, non che de’ fuorusciti, ma della città stessa; chè il patrimonio tutto di essa fu confiscato; le spese tutte della città furono limitate ad ottomiladugento scudi: questi, non dagli eletti, ma dalla giunta doveano spendersi; e finalmente vietò sotto gravi pene qualunque corrispondenza di lettere cogli esuli.
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