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      Il presidente col pretesto di malattia negavasi, e ritirossi in Solanto, feudo di sua famiglia. Il vicerè vi spedì una compagnia di soldati, con ordine di riscuotere dall’ex-presidente centoventicinque scudi al giorno per loro stipendio. Fu giocoforza obbedire: recossi il Joppolo in Messina, e quindi fu confinato in Cefalù. Non lasciò il tribunale di far giungere suoi reclami alla corte. Il reggente Pietro Valero fu spedito in Sicilia, per esaminare tale briga. Rappresentò costui essere il capitano di campagna il solo reo, perchè avea condotto lo Spagnuolo nelle pubbliche carceri, invece di consegnarlo al suo foro. Rappresentanza ingiusta; dacchè se il soldato avea reclamato il foro, il tribunale era reo del pari; se non lo avea, era anche innoccente il capitano. Questi stranieri aveano allora il diritto di essere assassini impunemente. In ogni modo il ministero di Madrid ordinò, che tutti que’ magistrati fossero rimessi in carica.
      Ma quel povero presidente Joppolo fu ivi a poco per soggiacere ad altra persecuzione, dalla quale la morte campollo. In quello stesso anno 1681 una ridicola briga era nata in Palermo tra i domenicani di santa Cita e gli altri ordini religiosi, che per non dare la precedenza a quelli, si erano negati a intervenire alla processione, fatta per pubblicar la bolla della crociata. Monsignor Palafox arcivescovo di Palermo volle tramettersi in tale baja, e pigliando parte pe’ domenicani, sottopose all’interdetto le chiese degli altri religiosi. Sul ricorso di costoro il giudice della monarchia, come legato a latere, avea cancellato l’interdetto; il cocciuto arcivescovo ne avea bandito un secondo, più rigoroso del primo.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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